24.1.14

SALVATORE VAIANA, La Sicilia inquinata in un’Italia a sovranità limitata

Pubblicato su
"ASud’Europa"  

settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. 
Anno 8 - Numero 4 - Palermo, 27 gennaio 2014.

http://www.piolatorre.it/asudeuropa/sfoglia.asp?id=304


 
È passato il Generale Patton… e non solo è il nuovo lavoro di Pasquale Petix, con prefazione di Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi “Pio La Torre”. Il periodo in analisi, caratterizzato dalla persistente presenza degli americani in Italia, va dallo sbarco degli Alleati in Sicilia, la notte del 10 luglio ’43, ai nostri giorni. L’intreccio degli eventi è reso con efficacia dall’uso dell’analessi.
Quella notte George Patton non sbarcò e proseguì solo alla testa di comuni soldati americani. L’operazione era stata  preparata con «un lavoro di intelligence a cui avevano contribuito dei siciliani da tempo emigrati in America», tra cui Lucky Luciano; poi si svolse con azioni belliche in cui «la sicilianità dell’esercito» venne ampiamente sfruttata; e si concluse con la collaborazione «tra Alleati e mafia» realizzata con l’inserimento di questa «nei posti chiave del governo locale». Scelta questa che impedirà «“all’impareggiabile terra” di divenire moderna e prospera». Insomma, Petix sposa la tesi del riconoscimento della mafia da parte degli Usa e della classe dirigente italiana, cioè di quel pactum sceleris che ha prodotto «la Repubblica delle stragi impunite» (F. Imposimato) e «la Sicilia delle stragi» (G. C. Marino). E madre delle «stragi che hanno insanguinato l’Italia nel nome delle logiche inesorabili della Guerra Fredda (1947-1991)» è quella di Portella delle Ginestre del 1° maggio di quel ‘47, seguita dalle stragi di Partinico del 22 giugno e di Canicattì del 21 dicembre (quest’ultima con 4 morti e circa 80 feriti). Su tutte e tre si proietta l’ombra sinistra di Lucky Luciano, della mafia agraria e dei fascisti riciclati dai servizi segreti. E sono i fascisti - sostiene Petix citando G. Casarrubea - ad iniziare la «strategia della tensione». Oggi, con il crollo dell’Urss, è andato via ogni residuo di Guerra Fredda ma non il legame di sudditanza dell’Italia con gli Usa neoimperialisti, rimasto in eredità infausta.
Ad esemplificazione di una continuità politica che attraversa la storia repubblicana, l’autore racconta due vicende: il riciclaggio inquinante delle dismesse miniere solfifere e la installazione a Vittoria delle altrettanti inquinanti antenne americane.
La lunga storia mineraria siciliana si è conclusa nel 1988, con la chiusura definitiva di quelle zolfare  che avevano resistito all’urto della concorrenza statunitense di fine ‘800. Le miniere di sali potassici, invece, approdarono alla gestione della società “Italkali”, che con la Regione completò l’opera di danneggiamento del patrimonio minerario, approdata nelle aule giudiziarie: «Nel 1993 gli amministratori della società vengono colpiti, dalla procura di Palermo, con 69 capi d’imputazione. Molti finiscono in carcere, e con loro anche il presidente della Regione Rino Nicolosi» (e per mafia finirà in carcere il presidente Cuffaro).  «A farne le spese sarà il territorio che perse duemila posti di lavoro altamente qualificato» e «la salute degli abitanti».
A queste “trame nostre” si aggiungono le «trame atlantiche» (S. Flamigni), che continuano con la tessitura di patti italo-americani; come quello sul MUOS, un progetto «militare» Usa «che prevede l’installazione di diverse antenne satellitari» in quattro aree del globo, una delle quali la Sicilia, dove «ha già recato danni alla salute degli abitanti dell’area niscemese». Un patto che amplia la già notevole militarizzazione dell’isola, la quale si conferma «una terra naturalmente strategica» per i nuovi «scenari di guerra» che dall’Africa mediterranea si sono spostati in Siria e guardano all’Iran, forse per arrivare alle porte della temibile Cina: «il MUOS non si tocca» proprio in funzione di questa apocalittica prospettiva guerrafondaia. Prospettiva ostacolata inizialmente dal presidente Rosario Crocetta, passato poi dalla parte americana per «garantire meglio la difesa dell’occidente. Cioè la pace»; a minacciare la quale non è però l’Oriente, sono gli Usa nel loro folle sogno di dominio massonico globale.
A continuare la lotta contro le antenne belliche resta il movimento NO MUOS, in continuità ideale con la lotta contro i missili Cruise sostenuta da Pio La Torre. Con quei «comuni cittadini che ora lottano contro il MUOS» Petix - pur scivolando per eccesso d’amor patrio in forme di sicilianismo che arrivano a vedere in Andrea Finocchiaro Aprile (figlio del liberal-massone Camillo e massone egli stesso, oltre che separatista) «un vero liberale, autentico» - rivendica una sicilianità non lamentosa e vittimista ma permeata da un deciso desiderio di riscatto riflesso nella espressione «VOGLIO VINCERE» di Picone. L’autore, lungi dal cadere in un sicilianismo che assolvendo tutta l’isola assolve anche le sue classi dirigenti, chiude il suo saggio con una difesa forte di quell’altra Sicilia che nelle sue lotte rappresenta la speranza di un futuro di progresso sociale e di autodeterminazione nazionale.

ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 8 - Numero 4 - Palermo, 27 gennaio 2014 Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampa: in proprio  -  Comitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stancanelli, Vincenzo Vasile. Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide Martorana  -  Redazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: asudeuropa@piolatorre.it. II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonte  -  In questo numero articoli e commenti di: Giovanni Abbagnato, Nino Amadore, Paolo Balduzzi, Luciano Canova, Dario Carnevale, Roberto Garofali, Michele Giuliano, Luca Insalaco, Tahar Ben Jelloun, Franco La Magna, Franco La Torre, Antonella Lombardi, Vito Lo Monaco, Davide Mancuso, Gianni Marotta, Teresa Monaca, Gaia Montagna, Angela Morgante, Naomi Petta, Angelo Pizzuto, Vera Schiavazzi, Gilda Sciortino, Salvatore Vaiana.

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