Un
inguaribile sostenitore della cultura siciliana, Marco Scalabrino, si è
recentemente cimentato con un saggio traboccante di interessanti pagine di
critica letteraria regionale su La racìna
di Sant’Antoni, un romanzo di una colonna classica della letteratura
siciliana, Alessio Di Giovanni.
Un’opera
quest’ultima scritta in siciliano, ma voluta dall’autore con traduzione
italiana a fronte «per sperimentare» il criterio di giungere «alla lingua
nazionale attraverso la traduzione del dialetto», e pubblicata con coraggio nel
1939, quando quel fascismo intriso di mito imperialista romano aveva già
imposto la «purezza dell’idioma patrio»
decantata dal suo capo Mussolini nel 1931.
Una
lingua che Di Giovanni definisce «gloriosa e duttile e perfetta» che tuttavia mai
potrebbe «rendere l’intima anima» della Sicilia e dei Siciliani, esprimibile solo
«adoperando il vermiglio linguaggio dell’isola». Puntualizza il poeta dei
contadini e dei minatori: «Ho voluto introdurre, nella mia traduzione, delle
parole siciliane che meritano come il ciuciuliari
di entrare a far parte della lingua nazionale, perché espressive e succose.
Così, in luogo del generico “orciolo”, ho usato il siciliano ogghialoru, perché indica, in maniera
più chiara e più efficace, quel piccolo vaso di terra in cui i nostri contadini
sogliono tenere l’olio».
Oggi,
purtroppo, la lingua e i dialetti italiani sono attaccati prepotentemente da insidiosi
droni linguistici anglo-americani, che possiamo contrastare con la “mossa” linguistica
di Andrea Camilleri: difendersi dal potere imperialista ricorrendo alla propria
lingua e alla propria cultura.
Attraverso
la sua pervasiva “neolingua”, e con le sue terrificanti basi militari e inquietanti
stazioni radar siciliane, l’impero americano varca nuove frontiere nell’illusoria
conquista del potere globale.
Fermare
questo distruttivo dominio dovrebbe essere un dovere morale dei siciliani: Scalabrino
lo pratica con i suoi saggi improntati alla salvaguardia della lingua multiculturale
di un’Isola che da sempre è accogliente crocevia di popoli.
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