3.11.18

Giuseppe Amore, MOSSA DEL CAVALLO. OMICIDIO DI PADRE ANDREA VASAPOLLI, CAUSA DELLA PERDITA DEL SENNO DELLA MIA PROZIA


Salvatore Vaiana é l'autore del libro Una storia siciliana fra Ottocento e Novecento, nel quale racconta dell'assassinio, avvenuto a Barrafranca, di padre Andrea Vasapolli ucciso dal cugino Eugenio Vasapolli, omicidio dal quale ha preso spunto Camilleri per La mossa del cavallo.
Vaiana ha ritenuto interessante e lo ha pubblicato sul suo blog, ciò che ho postato su FB il 26 febbraio.
L'episodio é realmente accaduto alla mia prozia Marianna che ha perso la ragione, in conseguenza dell'omicidio.
La mia povera prozia Marianna Fardella, nella foto, credo del 1904, è dietro, fra i genitori, foto scattata poco prima che rimanesse orfana del padre.


«Sicuramente qualche mio coetaneo di Barrafranca si ricorderà di una mia prozia, "zì Marannina" [Marianna Fardella], che non c'era con la testa e andava in giro, chiamando le sue figlie andate al Nord, non so perché, specialmente in qualche scuola del paese. Rimasta orfana ancora giovane, aveva due sorelle, una era mia nonna Rosa, e un fratello.
Sicuramente la vita era difficile in quel periodo. Come si usava a quel tempo, fu combinato il suo matrimonio con un "buon partito". Lei era bella e il marito possedeva un appezzamento di terreno con ulivi, alberi da frutta e altro. Ma non era un bel tipo. Qualche anno prima, durante il servizio militare, per una rissa, non era andato in galera, ma era fuori con la condizionale. Qualche anno dopo il matrimonio era stato arrestato perché aveva tagliato un albero in un terreno vicino al suo. La poverina, con figli piccoli, pensando al precedente reato, immaginò un lungo periodo in carcere per il marito. Non erano passate 24 ore da quando aveva partorito che, presa dallo spavento, prese in braccio la neonata e andò dalla sua mamma. Il dolore era cosi forte che perse il lume della ragione. Il fatto divenne di dominio pubblico. Il giudice mosso a pietà per la poverina, dispose la scarcerazione del marito, sperando nella guarigione della sventurata. Ma fu inutile.
L'appezzamento di terreno, usato come "dote" per il matrimonio, gli era stato donato dal padre, che a sua volta lo aveva ricevuto come compenso per una falsa testimonianza, dalla famiglia di Eugenio Vasapolli, omicida e cugino di padre Andrea Vasapolli. Eugenio Vasapolli, dopo aver sparato al proprio cugino, credendolo morto, ritornò in un suo terreno dove lavoravano alcuni braccianti, fra i quali il suocero della mia prozia, e disse loro che, in caso di testimonianza, avrebbero dovuto dichiarare che lui era rimasto tutto il giorno con loro e cosi fecero. Il ferito, prima di morire, fece il nome del cugino come attentatore. Difatti Eugenio Vasapolli venne condannato come omicida e i braccianti per falsa testimonianza. Come ricompensa per il carcere fatto, il suocero della mia prozia ebbe l'appezzamento di terreno motivo del matrimonio e causa della sventura della zì Marannina». (G. Amore)

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