28.4.19

SALVATORE VAIANA, "Tutti i Diritti Umani per una democrazia reale e sociale"


Pubblicato sul sito del Centro Studi ed iniziative Culturali Pio La Torre onlus.
http://www.piolatorre.it


1.    La pubblicazione del libro I Diritti Umani nella Didattica ricade, per una virtuosa coincidenza, in occasione di tre importanti anniversari: i 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Costituzione Italiana e i 40 anni della morte di Lelio Basso, uno dei padri di questa Costituzione. Li vogliamo ricordare tutti e tre non per mero intento celebrativo ma perché sono strettamente legati a un importante percorso didattico e formativo dell’Istituto “Galilei” di Canicattì. I tre anniversari hanno in comune una parola chiave del nostro tempo: “Diritti” (sociali ed economici, politici e civili).

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si fonda sul principio che «tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti» (art. 1). I diritti enunciati in essa spettano a tutti gli uomini «senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione» (art. 2).

Nei suoi Principi Fondamentali la Costituzione della nostra Repubblica «democratica», «fondata sul lavoro» e sulla «sovranità» popolare (art. 1), afferma i «diritti inviolabili dell’uomo» e l’«adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (art. 2), la «pari dignità sociale» dei cittadini, che «sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3); e nella sua Parte Prima afferma i “Diritti e doveri dei cittadini” nei rapporti «civili», «etico-sociali», «economici» e «politici».

All’affermazione dei principi costituzionali Lelio Basso dedicò la sua intera vita di avvocato, giurista e politico. Egli fu inoltre l’ispiratore della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli (Algeri 1976), che rimane ancora attuale poiché questi diritti sono sovente calpestati dagli Stati neoimperialisti pagati dall’imperante capitalismo finanziario. Dichiarazione che afferma il diritto di ogni popolo «all’autodeterminazione» (art. 5) e «di liberarsi da qualsiasi dominazione coloniale o straniera diretta o indiretta e da qualsiasi regime razzista» (art. 6).

2.     In questo libro ricordiamo Basso anche per la difesa giudiziaria appassionata di tanti contadini di Canicattì in lotta per il diritto costituzionale al lavoro, vittime della diffusa e violenta repressione del secondo dopoguerra.

«Non dimentichiamolo, signori della Corte! - disse al processo di Agrigento nell’estate del 1952 - Chiusi in questa gabbia, come malfattori, accusati dai carabinieri di turbare per malvagio animo la tranquillità pubblica, stanno innanzi a voi uomini che dai loro padri e dai loro nonni non hanno avuto altra eredità che questo perpetuamente insoddisfatto bisogno di lavoro e di pane, uomini che la società condanna, di generazione in generazione, a morire di fame, oppure a farsi imprigionare od uccidere dalla forza pubblica per rivendicare il diritto di non morire di fame, per rivendicare cioè quella possibilità di lavorare, che è già assurta alla dignità di un principio solennemente affermato dalla Costituzione della Repubblica, ma che resta pur sempre, per questi contadini, la stessa insoddisfatta aspirazione che era per i loro padri e i loro nonni.»

Per non dimenticare anche quella tragica pagina di storia è stato sottoscritto un “Protocollo d’Intesa” tra il Comune di Canicattì e il Centro Studi ed Iniziative Culturali “Pio La Torre” (Deliberazione della Giunta Municipale n. 55, 06/09/2017), voluto da Vito Lo Monaco, Presidente del Centro, e da Ettore Di Ventura e Katia Farrauto, rispettivamente Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune. Eccone il passaggio relativo ai diritti umani e alla solidarietà sociale:

«Si rende necessario promuovere una forte azione tesa a diffondere e rafforzare la democrazia, la legalità, la pace ed i diritti umani, soprattutto tra le nuove generazioni attraverso il rispetto delle regole e nella partecipazione di tutti i cittadini alla vita civile, sociale, politica ed economica. […] Il Comune di Canicattì ritiene di significativa importanza la collaborazione con tutti i soggetti educativi, a partire dalla famiglia, per diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza democratica nell’ottica europea e mondiale, del rispetto dei diritti umani, delle regole e dell’integrazione, della pace e della solidarietà.»

Al “Protocollo d’Intesa” è seguita una “Determinazione” del Segretario Generale del 30/03/2018, di alto valore simbolico:

«In applicazione degli obiettivi e delle finalità di cui al suddetto protocollo d’intesa questa Amministrazione comunale, in collaborazione con il Centro “Pio La Torre”, con la Fondazione “Lelio Basso” e con l’I.T.C.G. “G. Galilei” di Canicattì, intende organizzare, in data 7 aprile 2018, un Convegno dal tema “Lelio Basso e Pio La Torre, due vite parallele per la democrazia e la legalità costituzionale” al fine di commemorare la strage avvenuta a Canicattì il 21 dicembre 1947 a seguito degli scontri tra scioperanti e carabinieri dove persero la vita tre manifestanti e un carabiniere e si contarono un gran numero di feriti; contestualmente allo svolgimento del Convegno è intendimento dell’Amministrazione comunale apporre una lapide marmorea commemorativa della strage di Corso Umberto I.»

3.    Fra i diritti, oggi in Italia e nel mondo i più disattesi sono quelli sociali, e fra questi maggiormente il diritto al lavoro, brutalmente fagocitato dall’imperante «finanz-capitalismo». E ciò nonostante, fin dal 1948, esso sia stato affermato chiaramente nell’articolo 22 della Dichiarazione Universale, e nell’articolo 4 della nostra Costituzione; poi affermato nell’articolo 10 della Dichiarazione di Algeri.

Il diritto al lavoro è disatteso dalle politiche governative, in Italia assai lontane dall’applicazione del comma 2 dell’articolo 3 della Costituzione, ispirato da Basso, riguardante la rimozione degli «ostacoli di ordine economico e sociale» che «impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». È un diritto non presente, purtroppo, negli interessi di organizzazioni come Amnesty International e la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) le quali, com’è noto, nella loro attività si distinguono per l’esclusiva affermazione dei diritti civili e politici.

Ne ho avuto riscontro come docente frequentante i corsi di formazione organizzati dalla SIOI ad Assisi nel 2016 e nel 2017, durante i quali venivano affrontate, come si evince dalle relazioni pubblicate in questo libro, diverse tematiche proprio su questi diritti mentre i grandi assenti erano i diritti sociali ed economici.

Ne è anche una testimonianza un libro pubblicato con il patrocinio della Sezione Italiana di Amnesty International e circolante nel corso di formazione 2016, Il cielo dentro di noi. Conversazione sui Diritti Umani (sul mondo chec’è e su quello che verrà) di Roberto Fantini, militante di Amnesty e uno deiformatori più presenti e attivi ai corsi SIOI di Assisi. In sintesi i temi affrontati nel libro sono i seguenti: l’antisemitismo, la tragedia dei desaparecidos argentini, il genocidio ruandese, i campi di concentramento in Cina, la pena di morte, la situazione carceraria italiana, la tortura, Amnesty International, il disarmo, le religioni e i Diritti umani. Com’è evidente, il libro è sbilanciato sui diritti civili e politici e ignora quelli sociali ed economici.

È  questa disattenzione per le ingiustizie sociali da parte dei paladini dei diritti civili ad alimentare l’odierno populismo autoritario, determinando una vera e propria crisi del movimento per i diritti umani. Fra coloro che denunciano questa crisi c’è lo storico e giurista statunitense Samuel Moyn che nel libro Non abbastanza. I diritti umani in un mondo disuguale, sottoponendo a critica coloro che avrebbero dovuto promuovere e difendere i diritti umani. Egli scrive che, a partire dagli anni Settanta, invece della «giustizia globale» si andava affermando «il fondamentalismo del mercato» accompagnato dalladiffusione «cosmopolita e transnazionale dei diritti umani». Il trionfo assoluto del neoliberismo avvenne poi con la caduta del muro di Berlino e dell’URSS e coincise con l’affermazione planetaria della cultura dei diritti umani.

Un altro intellettuale americano, il linguista Noam Chomsky, in Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale, parla di«ripudio statunitense, in pratica e in teoria, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo». Il ripudio riguarda principalmente la sfera dei diritti economici e sociali; è significativo, infatti, che «gli Stati Uniti non hanno ratificato il primo principio della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), che sancisce la “libertà di associazione e la tutela del diritto sindacale”». E ciò avvicina la democrazia americana a una «plutocrazia»: «Non dimentichiamo - scrive Chomsky - che i settori potenti e privilegiati della società non hanno mai amato la democrazia, e per ragioni ovvie: essa conferisce il potere al popolo e lo sottrae a loro». Ne deriva che l’alternativa a un regime plutocratico velato di democrazia non può che essere una democrazia reale, cioè sociale e progressiva.

4.   Da parte nostra, nel rispetto della funzione didattico-educativa della scuola, abbiamo voluto porre l’attenzione non solo sui diritti civili e politici ma anche su quelli sociali ed economici con l’obiettivo di contribuire a superare l’inaccettabile dicotomia in cui i diritti si sono avviluppati.

La diffusa e deleteria visione parziale dei Diritti umani è stata avvertita da quel gruppo di docenti che, fin dall’inizio del progetto, ha dibattuto in Istituto, ma anche in sede extraistituzionale (da Naro a Racalmuto, Canicattì, Ravanusa, Barrafranca, Catania, Assisi, Bruxelles), su tutti i diritti partendo dalle sue origini che, senza andare dispersivamente troppo indietro nel tempo, risalgono alle Rivoluzioni politiche e culturali del Settecento.

È  stato un dibattito lungo tre anni, e tuttora in corso, il cui incipit fu offerto ai docenti dalla pubblicazione del saggio Critica a Rights of Man di Thomas Paine di Vincenzo Fontana, per il cui percorso rimandiamo al puntualeresoconto della professoressa Alessia Guccione pubblicato in Appendice a I Diritti Umani nella Didattica.

Fu inizialmente un dibattito culturale fra pochi, destinato poi ad evolversi verso un’intensa attività formativa e didattica, rivolta prioritariamente agli studenti e ai docenti del nostro Istituto ma anche a quelli di altre scuole cittadine e dell’hinterland canicattinese, agli anziani, ai cittadini di diversi paesi, alla stampa. Un’attività di cui questa nuova pubblicazione del “Galilei” è una significativa, seppur parziale, testimonianza.

* Nota introduttiva a I Diritti Umani nella Didattica.

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