22.11.09

La presentazione del libro "La Sicilia delle stragi" a Canicattì

Il 18 gennaio 2008 si è svolta a Canicattì, nella sala-convegni di palazzo Stella, la presentazione de “La Sicilia delle stragi”, voluminoso libro di diversi autori, affidato dalla Newton Compton alla esperta regia del prof. Giuseppe Carlo Marino, docente di Storia contemporanea della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Palermo e autore di numerosi saggi storici fra cui due best seller, “Storia della mafia” e “I padrini”, tradotti in diverse lingue.

Hanno riempito la suggestiva sala-convegni numerosi invitati, cui è stato distribuito un acuto intervento scritto dall’avvocato Luigi Ficarra, un canicattinese residente a Padova e fratello di Angelo Ficarra, uno degli autori del libro.

A dare rilievo all'atteso appuntamento culturale c’erano gli operatori e i giornalisti di TV Europa e Tele Radio Canicattì, i corrispondenti locali del “Giornale di Sicilia” e de “La Sicilia” e, infine, il direttore del sito web Ilpuntodue.it prof. Vincenzo Sena, che nei giorni precedenti aveva contribuito ad animare il dibattito sulla strage con un intervento pubblicato su Internet.

Dei relatori erano assenti Italo Tripi, segretario regionale della CGIL, impegnato a Roma in importanti trattative sindacali con il Governo, ma rappresentato da Antonio Riolo, e la prof.ssa Gabriella Portalone. L’assenza della professoressa di Canicattì, docente di storia contemporanea all’Università di Palermo, ha privato il dibattito di una importante voce dialettica, forse discordante con quella degli intervenuti.

A stimolare il dibattito c’era comunque il giornalista Mimmo Iacono, nella veste di moderatore, che ha ricordato ai relatori la chiave di lettura delle responsabilità dei lavoratori basata sulle sentenze emesse nei tre gradi di giudizio: «La verità processuale per tre sentenze condannò di fatto gli esponenti del sindacato. I contadini non furono condannati per strage, ma qualcuno, l’ha ricordato Riolo, si fece nove, dieci anni di galera. Quindi c’è una verità processuale che probabilmente, che sicuramente stride con altre verità, con la verità, per esempio, che è stata portata avanti dall’arringa difensiva di quel processo».

Dopo la proiezione dell’interessante e seguito filmato sulla riforma agraria presentato dal suo autore Ottavio Terranova e i saluti, anche a nome del Sindaco, dell’assessore Rizzo, è iniziata la serie degli interventi, di cui riportiamo di seguito alcune sintesi e stralci significativi.

«Col professore Renda», dice Antonio Riolo, «abbiamo finito di pubblicare [...] una conversazione» nella quale «si parla di Canicattì, di quella strage, di che cosa significò la repressione poliziesca e giudiziaria del siciliano Mario Scelba». «Io posso dire, e debbo dire a nome della CGIL siciliana,» aggiunge il sindacalista nella parte più importante del suo intervento «che noi abbiamo lanciato l’idea di riaprire molti di quei processi - che furono processi vergognosi - con le carte alle mani». «I processi alle intenzioni di staliniana memoria facevano orrore, orripilanti al tribunale della storia», «ma i processi manomessi, con le istruttorie artatamente manomesse come era quella di Canicattì» sono «un’ingiustizia che va riparata». La CGIL, informa Riolo, che fra l'altro dirige l'ufficio giuridico del sindacato, «è impegnata per potere rivedere […] anche sul piano giudiziario i processi, perché il bisogno della verità è legato al bisogno della giustizia, e un paese è libero nel momento in cui verità e giustizia si sposano.»

L’avvocato Diego Guadagnino, dopo aver messo in rilievo il duplice significato «politico e culturale» del libro del prof. Marino, ha svolto il suo intervento tecnico-giuridico sulle incongruenze della sentenza della Corte di Assise di Agrigento e sui tanto citati tre gradi di giudizio che, avendo derubricato l’accusa di strage e ridotto significativamente la pena per oltraggio a pubblico ufficiale, hanno fatto, di fatto, crollare la parte più consistente del castello accusatorio.

Salvatore Vaiana, autore del saggio “La strage di Canicattì”, ha prima rilevato come la strage, lungi dall’essere stata il frutto della provocazione di rivoltosi comunisti, fu il punto culminante di una catena di violenze commesse dagli agrari e dalla mafia locali ai danni del movimento contadino che, dopo secoli di sfruttamento subito dai padroni della terra, a partire dall’organizzazione del locale Fascio dei Lavoratori si svegliava e lottava per reclamare dei sacrosanti diritti. Ha poi respinto le recenti critiche al saggio da parte di alcuni scrittori locali confutando, da un lato, la tesi secondo cui in quel 21 dicembre del ’47 non vi fu una manifestazione per il lavoro e contro la fame (che, secondo questa tesi, non c’era), e denunciando, dall’altro, i loro silenzi sia sulle armi del Circolo di compagnia (di cui parla invece l’arciprete Restivo) e sia sul fuoco delle guardie campestri che, fra l’altro, crivellò un portone che, racconta Gaetano Acquisto, nei giorni seguenti la strage venne trafugato.

Angelo Ficarra, autore del saggio “Quel 21 dicembre 1947, memoria di una strage”, ha ribadito l’importanza della “Sicilia delle stragi” relativamente al recupero della memoria per la comunità canicattinese e in particolare per i suoi giovani. «Dopo sessant’anni - denuncia Ficarra - a questi caduti noi ancora non abbiamo [dedicato] una lapide che ce li ricordi. Ma non solo i tre compagni contadini morti, ma anche il carabiniere [morto per] fuoco amico. […] La classe dirigente di Canicattì, la borghesia, questa città non ha ricordato questi per quello che sono. Li ha rimossi. E questa rimozioni è segno anche di una loro debolezza, di una difficoltà. Ma è anche [segno] di una difficoltà che noi abbiamo avuto, sulla quale bisogna recuperare».

Gli interventi di Gaetano Acquisto e Antonio Insalaco, brevi ma emotivamente intensi, si sono soffermati entrambi su un protagonista di quegli anni pregiudizialmente ostile alla sinistra, che Lelio Basso aveva messo ben in rilievo nella sua arringa processuale: il maresciallo Alù.

L’intervento conclusivo è stato del prof. Giuseppe C. Marino che ha inquadrato la strage nella dinamica delle stragi siciliane dai Fasci dei lavoratori alla Riforma agraria.


.............................IMMAGINI.............................

Intervento di Ottavio Terranova


Il moderatore Mimmo Iacono (a sinistra)


L'assessore al Comune di Canicattì Rizzo (il primo a sinistra)


Intervento di Antonio Riolo


Intervento di Diego Guadagnino


Intervento di Salvatore Vaiana


Intervento di Angelo Ficarra


Gaetano Acquisto (il primo a sinistra)


Antonio Insalaco (il secondo in prima fila, a sinistra)


Intervento di Giuseppe Carlo Marino


Il pubblico


Il pubblico

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