Facoltà di lettere e filosofia
Corso di laurea in filosofia
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GRAMSCI E LA CRISI DEL MARXISMO
Tesi di Laurea di SALVATORE VAIANA
Relatore Ch.mo ARMANDO PLEBE
INDICE
Introduzione
CAP. I – I FONDAMENTI FILOSOFICI DEL PENSIERO DI GRAMSCI
1. Il concetto di ideologia come weltanschauung
2. La filosofia della praxis
3. La critica al materialismo metafisico
4. La critica alla scienza e al materialismo dialettico
CAP. II – LA SCIENZA POLITICA
CAP. III – EGEMONIA E STATO
1. Il concetto di egemonia
2. Lo Stato allargato
3. Un caso di deviazione: la “statolatria”
4. La crisi organica o di egemonia
5. Una strategia per la conquista dello Stato in Occidente: la guerra di posizione
6. Democrazia proletaria ed estinzione dello Stato
CAP. IV IL BLOCCO STORICO: STRUTTURA, SOVRASTRUTTURA E INTELLETTUALI
1. Il concetto di blocco storico
2. L’analisi e il rapporto fra struttura e sovrastruttura
3. La sovrastruttura: società civile e società politica
4. Gli intellettuali
CAP. V – LA CONCEZIONE DEL PARTITO
1. Il partito come “moderno principe”
2. La struttura del partito
3. L’organizzazione del partito: il centralismo democratico
CAP. VI – L’ANALISI DELLA STRUTTURA SOCIO-ECONOMICA
1. Americanismo e fordismo
2. L’americanismo e il capitalismo italiano
BIBLIOGRAFIA
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INTRODUZIONE
Discutere oggi di “crisi del marxismo” è un compito arduo sia per la grande quantità di questioni che questo tema propone e sia per le numerose diversità di posizioni che emergono dal dibattito e da parte degli intellettuali marxisti e da quelli non marxisti. Perciò delimiteremo, nell’introduzione, la nostra analisi a quei problemi posti dalla “crisi” che hanno più attinenza col pensiero di Antonio Gramsci; quindi, nei successivi capitoli, esamineremo il pensiero complessivo di Gramsci, dando maggiore rilievo alle tematiche che ci interessano
1. Per marxismo intendiamo quel complesso di teorie filosofiche, economiche e socio-politiche sviluppate da Karl Marx e Friedrich Engels.
È necessario, però, sottolineare i contributi specifici che i due pensatori hanno dato separatamente, e cioè la costruzione del materialismo storico e la critica dell’economia politica borghese da parte di Marx e l’elaborazione del materialismo dialettico da parte di Engels. E rileviamo ciò non semplicemente per attribuire al legittimo autore le proprie dottrine, ma anche per smitizzare l’ormai secolare e deviante gemellaggio teorico, specialmente utile in questo nostro tempo in cui viene messo fortemente in discussione la non scientificità del materialismo dialettico e l’attualità, per contro, del materialismo storico.
La teoria di Marx si presenta nella storia del pensiero del tutto originale, autonoma e antagonistica rispetto alle precedenti concezioni, ma non per questo si può dire che essa è nata dal nulla, perche essa in realtà si presenta come assunzione, negazione e superamento della precedente cultura, e particolarmente di quella borghese. A questo proposito Lenin si esprime in questo modo: «Il marxismo è il successore legittimo di tutto ciò che l’umanità ha creato di meglio durante il secolo XIX: la filosofia tedesca, l’economia politica inglese e il socialismo francese» e «queste tre fonti del marxismo sono nello stesso tempo le sue tre parti integranti».
Per marxismo però non si intende solo il pensiero originario di Marx, assieme ai contributi particolari di Engels, ma anche tutto il successivo sviluppo che esso ha avuto e nella teoria di coloro che a questo pensiero si sono ispirati e nella pratica di movimenti, partiti e Stati. Questo sviluppo, però, non è stato univoco, ma si è ramificato, svolgendosi in diverse direzioni a volte anche contrapposte fra loro. Per cui possiamo affermare con Hobsbawm che “un marxismo unico non esiste. Non è esistito nel passato; tanto meno esiste oggi. Esistono bensì molti marxismi, spesso impegnati in aspre polemiche interne tanto da negare l’uno all’altro il diritto di dichiararsi tali» , ed in più «la storia del marxismo non può considerarsi conclusa, perché il marxismo è una struttura di pensiero ancora vivente».
Nella sua storia, ormai più che secolare, il marxismo è entrato parecchie volte in crisi, già nel 1931 il marxista K. Korsch scriveva; «Il marxismo come movimento e come teoria si trova oggi in una crisi. Non si tratta più di una crisi all’interno del marxismo, ma di una crisi ‘del’ marxismo stesso» . Ma è anche un dato di fatto che esso ha saputo, nel bene e nel male, resistere alle intemperie: condividiamo perciò l’ottimismo di Cerroni quando scrive che «non è troppo dire che, dato per ‘superato’ cento volte, Marx resta al centro del nostro secolo. E tutto lascia prevedere che vi resterò» .
Anche oggi il marxismo attraversa una profonda crisi che investe sia l’originaria teoria di Marx sia i tentativi di applicazione nei ‘paesi del socialismo reale’. La gamma di coloro che in questi ultimi anni hanno affrontato e dibattuto il tema della «crisi del marxismo» è molto vasta, approssimativamente possiamo dire che va dai ‘Nuovi filosofi’ francesi, i quali sostengono la tesi che il marxismo come dottrina liberatrice è finito, e che addirittura il socialismo e «barbarie dal volto umano», agli intellettuali marxisti, i quali riconoscono la crisi del marxismo, anche se «non viene intesa nel senso di «crisi dissolutiva», bensì nel senso di «crisi di crescenza», di fronte alla necessità di affrontare nuovi problemi e a tal scopo di elaborare nuove categorie interpretative» .
Dal punto di vista tematico la crisi del marxismo investe il campo filosofico-scientifico, il campo della politica e il campo dell’economia.
2. Il tema filosofico-scientifico su cui si è sviluppato il dibattito sulla «crisi» riguarda il concetto fondamentale della filosofia marxista: la dialettica; essa viene applicata in un primo momento da Marx alla realtà storica (materialismo storico), successivamente esteso da Engels a tutta la realtà naturale (materialismo dialettico), e infine codificata da Stalin ed assurta a filosofia di Stato in U.R.S.S. (DIAMAT).
Uno degli studiosi italiani più impegnati che ha affrontato la questione della dialettica marxista è Lucio Colletti, il quale parte dalla tesi che il principio essenziale di ogni discorso scientifico è il principio di non-contraddizione, invece il materialismo dialettico si fonda sul principio di contraddizione e come tale è antiscientifico. Per la scienza non esistono contraddizioni nella realtà, ma solo «opposizioni reali», che sono «opposizioni senza contraddizione»; quindi, per Colletti, «l’errore dei materialisti dialettici – Engels, Lenin, Lukàsc, Mao e tanti altri – era stato di confondere le opposizioni reali (o senza contraddizione) con la contraddizione dialettica» .
È successo così che da Engels fino a Stalin e a tutta la seguente filosofia sovietica, il marxismo in quanto materialismo dialettico è entrato in conflitto con la scienza, «la fisica dei quanti e la teoria della relatività di Einstein sono tacciate di idealismo. Alla genetica borghese di Mendel-Morgan vengono contrapposte le teorie biologiche di Miciurin e di Lysenko» .
Solo il «marxismo occidentale», secondo Colletti, si è distinto dal materialismo dialettico russo. Alla origine del marxismo occidentale, che però «non può essere considerato in alcun caso un sistema», troviamo G. Lukàsc e K. Korsch, che in seguito influenzarono, in particolare, «gli esponebti della scuola di Francoforte»; inoltre «è avvicinabile a questo indirizzo anche un pensatore come A. Gramsci, che, sebbene abbia svolto la propria ricerca in piena autonomia e senza aver conosciuto le opere in questione, (cioè Storia e coscienza di classe di Lukàsc e Marxismo e filosofia di Korsch), presenta tuttavia punti innegabili di contatto con esse» . Secondo Colletti, emerge in Gramsci, così come in Lucàsc e Korsck, una «critica del materialismo dialettico, nei limiti almeno in cui era dato a Gramsci conoscerlo» , e a sostegno di ciò il Colletti riporta due brani dei Quaderni del carcere in cui emerge una critica all’Antiduring di Engels.
3. Per Colletti, il marxismo, visto come materialismo dialettico, diventa «una concezione del mondo o, addirittura, una cosmologia; ma le ideologie,
(continua)
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