Due donne coraggiose “sul campo” la giornalista Emanuela Zuccalà (voglio ricordarla agli amici siciliani anche per le interviste che l’hanno esposta diverse volte al morso della velenosa mafia) e la fotografa Simona Ghizzoni: un’affascinante coppia di dinamiche professioniste globali che gira i luoghi più caldi della terra per documentare gli attentati alla libertà dell’individuo, dei popoli, delle donne, dei variamente oppressi; per denunciare le varie forme di neoimperialismo e di quel nazionalismo che priva i popoli del loro diritto fondamentale, il diritto alla autodeterminazione nella loro terra.
Il loro è un impegno che va ben oltre la mera professione, sostanziato com'è da ideali e valori fattualmente vissuti, sempre più rari in un giornalismo spesso asservito ai poteri forti. Purtroppo ci si accorge di persone come loro solo quando sono in pericolo di morte, com’è accaduto a Rossella Urru, l’operatrice umanitaria rapita da al Qaeda mentre lavorava proprio per i profughi saharawi, o sono più o meno velatamente minacciate, com’è successo di recente alla Zuccalà, convocata d’urgenza dall’ambasciatore del Marocco per il suo impegno a favore delle donne saharawi e del loro popolo, ieri vittima del colonialismo spagnolo e oggi del Marocco.
In questi mesi Emanuela e Simona stanno realizzando, a loro spese, un documentario sulle donne saharawi, ma non avendo dietro alcuna organizzazione che le sostiene, hanno pensato di finanziarne il completamento attraverso il crowd funding, una raccolta di fondi on line sul sito http://www.emphas.is.
In attesa del documentario è possibile guardare un breve filmato sul tema, accompagnato dalla toccante voce della saharawi Aziza Brahim.
Per ulteriori approfondimenti sulla lotta del popolo saharawi e sull’impegno della Zuccalà rimando ai seguenti articoli pubblicati sul suo blog.
Salvatore Vaiana
Nessun commento:
Posta un commento