Emanuela Zuccalà è giornalista del settimanale “Io Donna” del “Corriere della Sera”; una giornalista hard come il rock che nel suo assai raro tempo libero canta con la sua band milanese, Acid Queen.
Nata
in provincia di Varese da genitori siciliani, si considera, e lo è nello
spirito, «Very Sicilian». È di Leonardo Sciascia la sua citazione preferita:
«Tu devi guardarti dai modi di dire, dai proverbi, dalle parabole: le cose devi
dirle nel modo più secco e più corretto, con educazione, con tatto».
Nel
1997 si laurea in filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano,
ma all’inganno del cristianesimo predilige l’autoinganno nell’immaginaria
religione di Kurt Vonnegut, il Bokononismo; e al nichilismo imperversante negli
anni della sua adolescenza, e tuttora persistente, preferisce l’impegno nel
giornalismo militante e un’adesione ideale all’anarchismo.
Sulle
orme del padre Michele, parlamentare socialista per tre legislature (fra
gli incarichi ricoperti quello di membro della “Commissione parlamentare
d'inchiesta sul fenomeno della mafia" dal 5 febbraio 1969 al 24
maggio 1972), si impegna sul fronte delle inchieste antimafia.
Oltre
che per la Sicilia, il suo cuore batte per il Mediterraneo islamico, dal medio
oriente al Sahara, così forte da essere soprannominata Zucc’allah dall’amica
fotografa Simona Gizzoni, con la quale percorre territori minati e doloranti
del globo.
Ha
vinto diversi premi giornalistici, fra i quali il premio “Giornalismo per il
Sociale” di Assolombarda, il premio “Benedetta d’Intino” per il
giornalismo sui temi dell’infanzia, il premio dell'Unione Stampa Cattolica
Italiana su tematiche femminili. E' stata finalista italiana per il
premio "Per la diversità, contro le discriminazioni" della
Commissione Europea e per la prima edizione del premio giornalistico del
Parlamento Europeo. Nel 2007 ha vinto il premio “Sodalitas -
Giornalismo per il Sociale” con un’inchiesta sul manicomio criminale di
Barcellona Pozzo di Gotto (ME); nel 2009 il prestigioso premio
giornalistico Enzo Baldoni con un articolo sugli stupri di guerra in Congo; nel
2011 è stata finalista al “Mediterranean Journalist Award” della Anna Lindh
Foundation con un reportage sui giovani rivoluzionari della Striscia di Gaza.
Emanuela,
ha pubblicato per le edizioni Paoline Risvegliato dai lupi, un
viaggio nelle carceri italiane, e Sopravvissuta ad Auschwitz, la
storia di Liliana Segre, fra le ultime superstiti italiane della Shoah
ebraica, La mia ‘Ndrangheta, storia e cronaca della ‘ndrangheta a
Reggio Calabria e nella Locride, attraverso il racconto personale
dell’imprenditrice Rosy Canale, e scritto i testi del volume fotografico La
ruota che gira (edizione Contrasto) sull’infanzia in Cambogia.
Attualmente
è impegnata alla realizzazione di un progetto di notevole rilievo
internazionale: un documentario sulle donne saharawi, finanziato con
successo attraverso il crowd funding. Il
documentario è il frutto di alcuni suoi viaggi in Sahara Occidentale e nei
campi profughi saharawi in Algeria che sono stati finanziati dalla fondazione
americana The Aftermath Project. Grazie all'articolo Solo per farti sapere che sono viva ha vinto il Premio
Press Freedom Award, di “Reporters
Without Borders Austria”.
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