3.11.18

DANIELA TREPPIEDI, Il diritto al lavoro come diritto sociale fondamentale

Lo studio della storia, all’interno del curriculum didattico, concorre alla formazione di un atteggiamento aperto all'indagine sul passato per meglio comprendere ed accettare le rapide accelerazioni della società contemporanea e alla partecipazione cosciente e responsabile degli alunni alla vita collettiva. Lo studio della storia locale, in particolare, mira a consentire il riconoscimento della cultura di appartenenza come fatto prezioso di memoria collettiva, consente inoltre allo studente di arrivare a riconoscerne e ad apprezzarne correttamente caratteri e valori, sapendo cogliere differenze e analogie che intercorrono tra la memoria storica ed il proprio vissuto.

Il progetto pluridisciplinare sul diritto al lavoro ha permesso agli studenti, attraverso lo studio della storia locale, di comprendere il rapporto tra presente e passato della realtà nella quale si inseriranno come cittadini, ma anche   di arricchire il bagaglio culturale dell’alunno di esperienze centrate su fonti differenti. 
L’insegnamento della storia locale sulla strage del 21 dicembre1947 ha contribuito a rendere consapevoli gli alunni del valore conoscitivo degli eventi del passato del proprio territorio e a costruire un’identità culturale condivisa che li farà diventare cittadini del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici nel valorizzare le radici locali.
La storia di tutto il mondo infatti è ricca di rivolte di contadini contro la miseria e l’oppressione, dalla Germania alla Cina, dalla Russia alla Francia e tutte hanno caratteristiche simili: scoppi furibondi di odio accumulato da secoli che esplode in forme incontrollate di estrema violenza e uccisioni. La protesta contadina era rispondente alle condizioni di esistenza di queste masse. Col tempo questi moti disorganici, queste manifestazioni incontrollate di violenza si sono trasformate grazie alle organizzazioni sindacali, le leghe dei contadini, le Camere del lavoro, i partiti politici, che hanno educato le masse a forme civili di lotta e hanno incanalato il malcontento verso le strade dell’organizzazione di classe e della partecipazione alla vita politica. 
Queste condizioni di vita erano quelle dei contadini canicattinesi che manifestavano pacificamente “pi lu pani”, queste proteste rappresentavano la rivoluzione per essere finalmente cittadini liberi in uno Stato dove tutti sono uguali davanti alla legge, che ha li visti protagonisti del cambiamento. Queste figure rappresentano, una voce più moderna, più civile, più consona ad uno Stato che si afferma democratico. 
Spingere gli alunni ad un atteggiamento critico verso le agitazioni sociali e i conflitti politici, il risentimento verso i partecipanti alla manifestazione contadina e la preoccupazione di coprire le proprie responsabilità su una situazione poco chiara da parte di quelle classi dirigenti che dovevano vegliare in loro tutela. Far capire il valore della parola “diritto” in una terra dove si ottiene quasi sempre tutto per “favore”, risvegliare le coscienze attraverso la memoria del passato per rendere gli alunni cittadini consapevoli dei propri diritti, non fare dell’indifferenza la norma di vita obbligarli a un certo momento a pensare che tutto può cambiare se si crede in quello che si fa, ogni azione non deve rimanere solo pensiero, idea e fede ma deve essere comunicata per far si che diventi efficace. Prendere esempio da chi non ha avuto paura di difendere i propri ideali e quelli degli altri, di non vivere nella rassegnazione che nulla può cambiare e che il cambiamento, se ci deve essere, deve essere prima vissuto dentro ognuno di noi.

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