Alfonso Canzio nacque il 30 luglio 1872 a Barrafranca (CL). Nel secondo decennio del ‘900, fu l’anima del movimento contadino e socialista della sua città. Un movimento che affondava le sue radici nei Fasci Siciliani (1892-1894).
Nel 1911 lo troviamo alla guida della lotta dei cittadini barresi contro l’impopolare Amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Bonfirraro, che aveva imposto «l’obbligo di servirsi delle carrozze comunali per il trasporto dei defunti» e che ne aveva aumentato i costi di servizio, incidendo, così, pesantemente sulle precarie condizioni economiche delle famiglie proletarie.
Canzio ricoprì la carica di consigliere comunale e fu il fondatore e l’anima della locale “Lega di Miglioramento dei Contadini”. In questa associazione a carattere mutualistico i «soci trovavano possibilità di aiuto e sollievo, specie attraverso il “monte frumentario” cui ogni socio coltivatore contribuiva e da cui poteva avere anticipi di grano per sementi e per uso familiare» (S. Ciulla).
Nel primo dopoguerra, inserendosi nel generale clima di lotte sociali per la terra del cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920), guidò le lotte contadine nel barrese, riuscendo «ad imporre contratti favorevoli a braccianti e mezzadri» (Licata e Orofino). Il 1919, che a Barrafranca si concluse con l’efferato omicidio di Canzio, fu un anno in cui alla questione agraria siciliana venne data una precaria risposta legislativa con il decreto Visocchi, che prevedeva la concessione delle terre incolte ai contadini nelle forme dell’enfiteusi, dell’affitto temporaneo, del rapporto di miglioria con possibilità di acquisto, ecc. Esso innesco una sequenze di dure lotte e di diffuse occupazioni di terre che si prolungò fino al 1920. Ma la reazione agraria, a Barrafranca come in tutta la Sicilia, non si fece attendere: il 29 gennaio venne assassinato Giovanni Zangara, segretario della sezione socialista di Corleone; il 22 settembre lo seguì sulla strada del martirio Giuseppe Rumore, segretario della “Lega di Miglioramento” e della sezione del PSI di Prizzi; il 13 dicembre toccò ad Alfonso Canzio; il 29 febbraio cadde il socialista rivoluzionario Nicola Alongi, che per 25 anni aveva diretto il movimento contadino nel prizzese; il 14 ottobre 1920 chiuse la lunga serie di attentati mortali l’omicidio di Giovanni Orcel, segretario della FIOM di Palermo, che riuscì incredibilmente a realizzare con Nicola Alongi «un’alleanza operativa tra operai e contadini» nell’area palermitana (G. C. Marino). Esecutrice di questi efferati delitti fu la mafia agraria che si vedeva gravemente minacciata dall’impegno radicale di questi dirigenti del movimento contadino.
Gli agrari e la mafia locale non perdonarono al Canzio il suo ruolo dirigente svolto nel movimento e così gli tesero un vile agguato, ferendolo gravemente, scrivono gli storici locali Licata e Orofino, «con pallettoni unti d’aglio davanti alla sua abitazione. A causa di una sopraggiunta cancrena, morì una settimana dopo l’attentato, il 13 dicembre 1919. Si crede che il sicario, che agì probabilmente su ordine del cav. Giuseppe Bartoli da Mazzarino, fosse tale Luigi Paternò, detto “u surdu”». (Salvatore Vaiana)
Collegamenti esterni:
VITTIME MAFIA per non dimenticare - Alfonso Canzio
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