21.11.09

DOMENICO TURCO, Quella domenica di sangue di sesant'anni fa

Pubblicato su 
"La Sicilia"

20 gennaio 2008.









La recente pubblicazione del libro LA SICILIA DELLE STRAGI, del quale è co-autore lo storico di Canicattì Salvatore Vaiana, sta suscitando un vivace dibattito, a seguito del suo scoop sul caso dell'eccidio compiuto il 21 dicembre del 1947, che a molti è parsa una forzatura propagandistica, mentre si è trattato di altro. E più precisamente del tentativo di proporre un'indagine storicamente accurata, basata com'è su documenti e testimonianze e non sull'arbitrio, per quanto si sia liberi di accettarla o meno.
 Ma prima è bene raccontare i fatti secondo la cronistoria ufficiale dell'evento, ora messa in discussione dalla versione del Prof. Vaiana, già anticipata nella sua monumentale Storia della Camera del Lavoro di Canicattì. In quella fatidica data del 21 dicembre di sessant'anni fa giungeva al culmine di un'incandescente tre giorni sindacale che aveva infiammato tutta l'isola. Anche a Canicattì lo scontro tra socialisti e comunisti da una parte e democristiani e nostalgici del Ventennio dall'altra era particolarmente arroventato. Teatro dello sciopero erano Piazza IV Novembre, tradizionale sede dei comizi, e Corso Umberto, dove poi tutto degenerò in episodi di inaudita quanto inaspettata violenza. "Era una giornata di lotta sindacale e si sarebbe conclusa pacificamente," - dichiara Diego Lodato, storico e scrittore - " se non ci fossero stati dei provocatori. Si giungeva così allo scontro con la forza pubblica: e taluni ne approfittavano per sparare sulla gente inerme". "E fu strage:" - aggiunge Lodato - ”Vi trovarono la morte il palmese Angelo Lauria e i canicattinesi Salvatore Lupo e Domenico Amato. Vi perdette la vita anche il carabiniere Giuseppe Iannolino". Numerosi furono anche i feriti: circa 80. Dall'analisi di Lodato emerge chiaramente la responsabilità di quelli che per la legge furono i veri autori del massacro: "C'è da rilevare la univocità della sentenza sulla colpevolezza dei condannati nei tre gradi di processo. E ciò, nonostante la difesa di Lelio Basso, avvocato di parte e di partito." "Una visuale ancora fondamentalmente ideologica appanna il giudizio" - osserva Salvatore Vaiana - "anche nel proporsi come un giudizio storico". "La memoria è ancora divisa" - conclude Vaiana - " e la destra insiste su argomenti che le stesse fonti giudiziarie, se lette con attenzione, smentiscono." La posizione di Vaiana, lo ricordiamo, sostiene l'innocenza dei condannati e considera altri gli autori della strage, da rintracciare in una grande coalizione agrario-mafiosa. L'ipotesi innocentista ha provocato le proteste della sezione locale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, che nel suo sito (www.fiammacanicatti.it) ha pubblicato uno scritto non firmato dal titolo: La stalinista strage del 21 dicembre 1947, apparso anche nel portale a diffusione nazionale La Destra. Secondo indiscrezioni, l'autore misterioso del pezzo, in parte autobiografico, sarebbe addirittura l'ex-sindaco di Canicattì Carmelo Cammalleri. L'articolo è stato violentemente attaccato in una serie di editoriali a firma di alcuni fan di Vaiana, anche se non aggiunge nulla di nuovo rispetto a vicende tristemente note, pur sottolineando la subordinazione dei comunisti a Stalin. Dato che comunque è di carattere ideologico, più che storico, e in quanto tale ha attirato critiche da chi sta dall'altra parte. "Mio malgrado, devo intervenire anch’io sulla strage di Canicattì del 21 dicembre 1947" - afferma Vincenzo Sena, ideatore del portale d'informazione e cultura Il Punto Due (www.ilpuntodue.it) “Non ho mai accettato le provocazioni fasciste - questo mi sembra infatti, la “sparata” della “fiamma” locale, ripresa da quella nazionale, la quale attribuisce la colpa di quella tragedia ai cosiddetti “comunisti stalinisti” del tempo". A nostro avviso, tali interventi pro o contro non fanno un buon servigio alla ricostruzione storica. Occorre infatti valutare gli aspetti della strage al di là e al di fuori del credo politico, con la speranza che la conoscenza dei fatti possa impedire in futuro il ripetersi di tali terribili avvenimenti, tuttora in attesa di essere chiariti.

Domenico Turco

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