Questa recentissima “Storia della Camera del Lavoro di Canicattì”, conferma la straordinaria competenza dello storico e scrittore Salvatore Vaiana in un settore particolare come la microstoria, cioè la storia tutt'altro che irrilevante delle piccole realtà locali, tasselli di un mosaico più vasto, riguardante scenari riguardanti comunità maggiori, di carattere regionale, nazionale o internazionale.
Originario di Prizzi, nel palermitano, ma ormai canicattinese d’adozione, Vaiana indaga tematiche locali finora poco analizzate dalla storiografia ufficiale, come la strage del dicembre 1947. Ciò che differenzia lo storico prizzese da altri pur valorosi colleghi della disciplina è sostanzialmente lo stile di scrittura chiaro, semplice, scorrevole, del tutto esente da accademismi e tecnicismi “da addetti ai lavori”.
Grazie a capacità divulgative veramente notevoli, il prof. Vaiana dispiega con agilità episodi, eventi, complesse e ancora non chiarite vicende della storia di Canicattì, e per riflesso dell’intera Sicilia, di cui la cittadina agrigentina costituisce un privilegiato punto di osservazione. Scrivere di storia in un periodo in cui l’appello alla memoria collettiva e ai mondi della tradizione culturale, sociale o spirituale è sistematicamente ignorato da più, diventa un modo anche per vedere sotto una nuova luce i vari aspetti dell’attualità.
In quest’opera davvero unica, Vaiana non si limita soltanto a ricostruire la storia della Camera del Lavoro di Canicattì iniziata il 16 marzo 1919, ma risale molto più addietro, risalendo alla situazione dei servi della gleba nel lungo medioevo dell’antica città siciliana. In tal modo il saggio amplia il proprio riconosciuto raggio d’interesse, fino ad assolvere il ruolo inedito, e, in virtù di ciò, estremamente significativo, della prima storia sociale di Canicattì, eletta a luogo-simbolo delle battaglie dei lavoratori della terra per l’affrancamento da una schiavitù ingiusta e tirannica.
L’esegesi vaianiana è accurata, colta, scrupolosa e densa di documentazione scritta e fotografica, uno studio monumentale che affronta in profondità dei nodi cruciali della storia sociale canicattinese. Una storia vista per la prima volta dal gradino più basso della scala gerarchica della società, intercettando quell’ideale quasi messianico di libertà come e in quanto liberazione dalle catene della sopraffazione e del bisogno che fu abbracciato dalle masse bracciantili e proletarie durante l’eroica guerra plurisecolare contro l’oppressione feudale. Anche se è pervaso da una genuina passione civile, tuttavia questo nuovo libro di Salvatore Vaiana non è un’opera di parte, essendo ispirato a quei criteri di obiettività e rigore che dovrebbero informare ogni seria indagine storica.
Scorrendo le pagine coinvolgenti e suggestive del saggio ripercorriamo i grandi rivolgimenti che hanno attraversato Canicattì e/o la Sicilia, sin dalle prime lotte carbonare per l’emancipazione del giogo borbonico, intorno al 1820, fino ad oggi.
Con acutezza Vaiana riconosce le motivazioni solo in parte patriottiche dei moti insurrezionali riconducili al Risorgimento. Utilizzando manoscritti dell’epoca, lo storico siciliano dimostra come le rivolte popolari contro il regime borbonico scaturissero non solamente da romantiche aspirazioni all’Italia “una”, pur presenti nell’animo dei ribelli più idealisti, ma anche, se non soprattutto, dal desiderio allora utopistico di farla finita con secoli e secoli di ingiustizie e malversazioni.
Ma, argomenta Vaiana, il Risorgimento non fu minimamente in grado di liberare i numerosi proletari e servi della gleba in ritardo sulla storia di Canicattì e dell’intera isola. Bisognerà aspettare la nascita dei Fasci dei lavoratori, a fine Ottocento, a cui seguirà la creazione della Camera del Lavoro di Canicattì (1919) e l’inizio delle prime lotte sindacali, con significative battaglie per l’emancipazione sociale dei ceti subalterni. Battaglie che riusciranno purtroppo solo nel secondo dopoguerra a sortire dei risultati, per quanto timidi e controversi, in direzione dell’affrancamento dal potere baronale, forte di privilegi atavici, di derivazione addirittura medioevale.
Il Prologo (Il risveglio del popolo dalla rivolta al mutualismo) e le prime due parti (Gli albori del sindacalismo e del socialismo e La fondazione e le prime lotte della Camera del Lavoro) concernono proprio i principali “passaggi di consegne” tra due epoche o mondi storici diversi.
Ma non meno interessanti e degne di nota risultano essere le sezioni successive, incentrate su alcune autentiche leggende del sindacalismo canicattinese e siciliano: dagli avvocati del popolo Rao e Macaluso a Diego Cigna, primo presidente della Camera del Lavoro, ai contadini dirigenti Domenico Messina e Antonio Saccaro, recentemente scomparso a veneranda età, che fu presidente dell’istituzione sindacale canicattinese addirittura per tre decenni. Saccaro, appartenente alla generazione che portò avanti le lotte per il latifondo e la piena attuazione dei decreti Gullo, è forse il personaggio che emerge più prepotentemente dalla rievocazione storica di Vaiana, legato a questa figura anche da rapporti di conoscenza e amicizia personali. Saccaro, sindacalista e uomo politico di sinistra, a prescindere dalla condivisione delle sue idee, in virtù del suo instancabile e appassionato attivismo su tutti i fronti rimane comunque un punto di riferimento imprescindibile del sindacalismo locale (a livello canicattinese, agrigentino e siciliano) e della sua storia.
Vaiana non ritrae i vari personaggi che popolano il suo libro in maniera fredda e distaccata, ma, come i grandi storici ha il potere di animarli, di riportarli in vita, additando il loro esempio di dedizione e impegno in una società sempre più cieca e indifferente ai problemi della collettività. Lo storico di Prizzi sa andare al di là della storia, e delle dinamiche di trasformazione che nella stessa storia hanno luogo, sottolineando la stretta continuità tra passato e presente, tra le questioni sociali di ieri e quelle di oggi. Il messaggio fondamentale che si ricava dalla lettura di questa fascinosa Storia della Camera del lavoro di Canicattì di Salvatore Vaiana è tanto semplice quanto profondo: per andare avanti, bisogna guardare indietro, alle radici del nostro esserci e della nostra identità…
Domenico Turco
Originario di Prizzi, nel palermitano, ma ormai canicattinese d’adozione, Vaiana indaga tematiche locali finora poco analizzate dalla storiografia ufficiale, come la strage del dicembre 1947. Ciò che differenzia lo storico prizzese da altri pur valorosi colleghi della disciplina è sostanzialmente lo stile di scrittura chiaro, semplice, scorrevole, del tutto esente da accademismi e tecnicismi “da addetti ai lavori”.
Grazie a capacità divulgative veramente notevoli, il prof. Vaiana dispiega con agilità episodi, eventi, complesse e ancora non chiarite vicende della storia di Canicattì, e per riflesso dell’intera Sicilia, di cui la cittadina agrigentina costituisce un privilegiato punto di osservazione. Scrivere di storia in un periodo in cui l’appello alla memoria collettiva e ai mondi della tradizione culturale, sociale o spirituale è sistematicamente ignorato da più, diventa un modo anche per vedere sotto una nuova luce i vari aspetti dell’attualità.
In quest’opera davvero unica, Vaiana non si limita soltanto a ricostruire la storia della Camera del Lavoro di Canicattì iniziata il 16 marzo 1919, ma risale molto più addietro, risalendo alla situazione dei servi della gleba nel lungo medioevo dell’antica città siciliana. In tal modo il saggio amplia il proprio riconosciuto raggio d’interesse, fino ad assolvere il ruolo inedito, e, in virtù di ciò, estremamente significativo, della prima storia sociale di Canicattì, eletta a luogo-simbolo delle battaglie dei lavoratori della terra per l’affrancamento da una schiavitù ingiusta e tirannica.
L’esegesi vaianiana è accurata, colta, scrupolosa e densa di documentazione scritta e fotografica, uno studio monumentale che affronta in profondità dei nodi cruciali della storia sociale canicattinese. Una storia vista per la prima volta dal gradino più basso della scala gerarchica della società, intercettando quell’ideale quasi messianico di libertà come e in quanto liberazione dalle catene della sopraffazione e del bisogno che fu abbracciato dalle masse bracciantili e proletarie durante l’eroica guerra plurisecolare contro l’oppressione feudale. Anche se è pervaso da una genuina passione civile, tuttavia questo nuovo libro di Salvatore Vaiana non è un’opera di parte, essendo ispirato a quei criteri di obiettività e rigore che dovrebbero informare ogni seria indagine storica.
Scorrendo le pagine coinvolgenti e suggestive del saggio ripercorriamo i grandi rivolgimenti che hanno attraversato Canicattì e/o la Sicilia, sin dalle prime lotte carbonare per l’emancipazione del giogo borbonico, intorno al 1820, fino ad oggi.
Con acutezza Vaiana riconosce le motivazioni solo in parte patriottiche dei moti insurrezionali riconducili al Risorgimento. Utilizzando manoscritti dell’epoca, lo storico siciliano dimostra come le rivolte popolari contro il regime borbonico scaturissero non solamente da romantiche aspirazioni all’Italia “una”, pur presenti nell’animo dei ribelli più idealisti, ma anche, se non soprattutto, dal desiderio allora utopistico di farla finita con secoli e secoli di ingiustizie e malversazioni.
Ma, argomenta Vaiana, il Risorgimento non fu minimamente in grado di liberare i numerosi proletari e servi della gleba in ritardo sulla storia di Canicattì e dell’intera isola. Bisognerà aspettare la nascita dei Fasci dei lavoratori, a fine Ottocento, a cui seguirà la creazione della Camera del Lavoro di Canicattì (1919) e l’inizio delle prime lotte sindacali, con significative battaglie per l’emancipazione sociale dei ceti subalterni. Battaglie che riusciranno purtroppo solo nel secondo dopoguerra a sortire dei risultati, per quanto timidi e controversi, in direzione dell’affrancamento dal potere baronale, forte di privilegi atavici, di derivazione addirittura medioevale.
Il Prologo (Il risveglio del popolo dalla rivolta al mutualismo) e le prime due parti (Gli albori del sindacalismo e del socialismo e La fondazione e le prime lotte della Camera del Lavoro) concernono proprio i principali “passaggi di consegne” tra due epoche o mondi storici diversi.
Ma non meno interessanti e degne di nota risultano essere le sezioni successive, incentrate su alcune autentiche leggende del sindacalismo canicattinese e siciliano: dagli avvocati del popolo Rao e Macaluso a Diego Cigna, primo presidente della Camera del Lavoro, ai contadini dirigenti Domenico Messina e Antonio Saccaro, recentemente scomparso a veneranda età, che fu presidente dell’istituzione sindacale canicattinese addirittura per tre decenni. Saccaro, appartenente alla generazione che portò avanti le lotte per il latifondo e la piena attuazione dei decreti Gullo, è forse il personaggio che emerge più prepotentemente dalla rievocazione storica di Vaiana, legato a questa figura anche da rapporti di conoscenza e amicizia personali. Saccaro, sindacalista e uomo politico di sinistra, a prescindere dalla condivisione delle sue idee, in virtù del suo instancabile e appassionato attivismo su tutti i fronti rimane comunque un punto di riferimento imprescindibile del sindacalismo locale (a livello canicattinese, agrigentino e siciliano) e della sua storia.
Vaiana non ritrae i vari personaggi che popolano il suo libro in maniera fredda e distaccata, ma, come i grandi storici ha il potere di animarli, di riportarli in vita, additando il loro esempio di dedizione e impegno in una società sempre più cieca e indifferente ai problemi della collettività. Lo storico di Prizzi sa andare al di là della storia, e delle dinamiche di trasformazione che nella stessa storia hanno luogo, sottolineando la stretta continuità tra passato e presente, tra le questioni sociali di ieri e quelle di oggi. Il messaggio fondamentale che si ricava dalla lettura di questa fascinosa Storia della Camera del lavoro di Canicattì di Salvatore Vaiana è tanto semplice quanto profondo: per andare avanti, bisogna guardare indietro, alle radici del nostro esserci e della nostra identità…
Domenico Turco
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