Nino Agnello
Per sopravvivere al silenzio,
Thule edizioni
Palermo 2012
Cosa fare «per sopravvivere al silenzio»? «Scrivere», risponde Nino Agnello, scrittore cattolico: «Come disseppellire i ricordi? Come far vivere con noi persone care e conosciute, scomparse e forse da tutti dimenticate? Con la scrittura. Io potevo farlo solo con la scrittura».
Si deduce che,
assieme agli oggetti della scrittura, l’azione dello scrivere salva nel
contempo il suo soggetto, l’autore che si propone, seppur con il dubbio della
modestia, come «epicentro» di una costellazione di persone e vicende: «Tutto,
allora, riconducibile a me? Sono io l’epicentro a cui faccio ruotare ricordi,
fatti e avvenimenti? Sì, è molto probabile che sia così».
Insomma, la
scrittura, come l’armonia foscoliana, «vince di mille secoli il silenzio»
immortalando i personaggi e il loro autore. E ciò almeno, per dirla ancora con
l’autore del carme “Dei Sepolcri”, «finché il Sole risplenderà su le sciagure
umane»; oltre chissà, insinua il reticente finale.
Il ricordo
storico o letterario rimane l’unico futuro per coloro che lasciano «eredità
d’affetti» e valori, sempre più evanescenti in questo nostro persistente «reo»
tempo. Ed è l’unica consolazione specialmente per chi - ma non è il caso di Agnello
- non potendo aspirare alla vita eterna dopo la morte, vaga, magari nella meditativa
quiete serale, lungo i sentieri del «nulla eterno». Una ricerca di laica
salvezza nella memoria dei posteri è comprensibile in una visione
materialistica della realtà, ma appare se non paradossale almeno insignificante
in una visione spirituale che si nutre della certezza di un futuro in un aldilà
abitato da anime che in eterno contemplano l’Eterno.
Anche allo
scrivente è capitato di tirar fuori dall’oblio persone e avvenimenti e
consegnarle alla storiografia. Persone e avvenimenti che hanno inciso nella
storia, seppur in una dimensione locale, contribuendo alla costruzione di un
futuro migliore, ma che l’ideologia dominante tenta di falsificare o di
seppellire per sempre cancellandone le tracce. Persone che la storiografia delle
classi dominanti condanna alla marginalità o addirittura al silenzio:
braccianti, contadini, artigiani, operai; umili ma forti protagonisti di lotte
per l’emancipazione che vagano nel limbo della storia cercando un autore che
possa traghettarli nel racconto della vicenda umana.
Protagonisti e
relative vicende che, oltre a reclamare visibilità, ci ricordano quanto sia arduo il processo di emancipazione
dallo sfruttamento e ci indicano la via verso la libertà in questo universo
dall’incomprensibile senso.
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