3.11.18

SALVATORE VAIANA, La strage di Canicattì nei convegni di Canicattì e Palermo

Il 7 aprile 2018, al Teatro Sociale di Canicattì si è svolto il convegno “Lelio Basso avvocato in Sicilia per la strage di Canicattì del dicembre 1947” organizzato dal Centro di studi e iniziative culturali “Pio La Torre” di Palermo in collaborazione con la Fondazione “Lelio e Lisli Basso” di Roma, realizzato con il contributo dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. 

Sul palco del Teatro Sociale erano esposti il gonfalone del Comune di Canicattì, affiancato da due vigili urbani, e quello dell’Istituto Superiore “Galileo Galilei” di Canicattì. Al tavolo della presidenza erano seduti Vito Lo Monaco, presidente del Centro “Pio La Torre”, Giancarlo Monina, direttore della Fondazione “Lelio e Lisli Basso” e storico accademico, Ettore Di Ventura, sindaco di Canicattì, Massimo Raso, segretario generale della Cgil di Agrigento, Vincenzo Fontana, dirigente scolastico dell’II. SS. “Galilei” di Canicattì, Salvatore Vaiana, docente del “Galilei” e autore di alcune pubblicazioni sulla strage del 21 dicembre 1947 e sul movimento sindacale.
In sala erano presenti i rappresentanti della Camera del Lavoro di Canicattì, fra cui gli ex segretari camerali Santo Sciortino e Salvatore Treppiedi, il rappresentante dell’Auser di Canicattì Antonio Maira, il presidente provinciale dell’Auser di Agrigento Piero Mangione, diversi rappresentanti delle forze dell’ordine, sia Carabinieri che Polizia di Stato, fra cui il sostituto commissario del Commissariato di Canicattì dott.ssa Maria Pontillo, il Presidente del Consiglio comunale avv. Alberto Tedesco, lo storico locale Gaetano Augello, il senatore Angelo Lauricella e l’onorevole Angelo Capodicasa, gli studenti e gli insegnanti dell’Istituto “Galilei”.
Erano altresì presenti i giornalisti Giuseppe Barbara di TV Europa, che ha intervistato alcuni relatori, Enzo Gallo e Angelo Meli. Il convegno ha avuto risonanza sulla stampa con diverse comunicazioni on line e con l’articolo “Canicattì e quella strage del 1947 rimasta senza colpevoli” di Elio Di Bella, pubblicato sul “Giornale di Sicilia”. Esso è stato registrato interamente dai tecnici dell’II. SS. “Galilei” e sarà pubblicato sul canale YouTube del Centro “Pio La Torre”.
All’inizio del convegno è stato consegnato ai relatori l’opuscolo “1948-2018: 70 anni della Costituzione italiana - Nel ricordo di Pio La Torre e Lelio Basso - La strage della mafia agraria, Canicattì 21 dicembre 1947”, contenente i lavori didattici svolti da alunni e docenti del “Galilei” sul 21 dicembre 1947 (pannelli, bozzetti, una poesia musicata, una planimetria, una ricerca sull’assassinio di Giovanni Vizzi avvenuta a Campobello di Licata il 21 dicembre 1947).
I lavori, condotti da Salvatore Vaiana, sono stati aperti dal sindaco Di Ventura che, dopo il saluto alle «autorità civili e militari presenti», ha messo a fuoco così la tematica del convegno: «A quarant’anni dalla scomparsa di Lelio Basso, riportiamo alla ribalta un evento conosciuto da pochi, convinti che sia doveroso rinnovare il ricordo della nostra storia e di coloro che hanno perso la vita per seguire degli ideali.» «Il 21 dicembre 1947, in corso Umberto I, in occasione di un corteo di disoccupati che partecipavano allo sciopero generale indetto dalla Cgil, per manifestare contro il carovita e la mancanza di lavoro» si verificò un «sanguinoso evento» in cui persero la vita tre disoccupati e un carabiniere. «Furono individuati alcuni dei facinorosi che subirono un processo.» «Le luci e le ombre di questa vicenda sono state argomento di ricerca di diversi studiosi e interessante è l’indagine condotta dal nostro storico, prof. Salvatore Vaiana». Il Sindaco ha concluso annunciando che «l’Amministrazione comunale ha voluto rendere omaggio alle vittime di quella nefasta giornata offrendo una lapide commemorativa».
È poi intervenuto Vincenzo Fontana, portando i saluti della istituzione scolastica che rappresenta al convegno e che ne ha curato in parte l’organizzazione. Fontana si è soffermato inizialmente sulla «mistificazione» che per decenni ha avvolto il racconto del conflitto di Canicattì, secondo la quale «da parte dei braccianti» ci fu «una provocazione a cui si diede una risposta. È chiaro che chi va a fare una manifestazione ci va con le migliori intenzioni e non ci va per andare alla guerra. Per fare azioni di guerra ci si organizza diversamente. Chi ha conosciuto la stagione del terrorismo in Italia sa di sicuro che non è tramite una manifestazione che si fa un’azione armata. Invece la giusta interpretazione che dà il Prof. Vaiana è quella che inquadra l’evento di Canicattì, avvenuto il 21 dicembre 1947, l’anno famoso del 1947 in Sicilia, nel quale si è verificata la strage più famosa di Portella della Ginestra, perpetrata dalla banda Giuliano al servizio della mafia, degli agrari e dei servizi segreti americani.»
Vito Lo Monaco ha esordito puntualizzando la finalità del convegno che mira a ricordare la figura di Lelio Basso a 40 anni dalla morte, messa «in parallelo con la vita di Pio La Torre»: «Sono due costruttori della democrazia, Pio La Torre e Lelio Basso, che non si sono mai incontrati fisicamente ma che hanno lavorato sullo stesso obiettivo: la lotta contro la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale, l’applicazione della Carta costituzionale e la lotta per la legalità. C’è un percorso che li mette insieme, tutti e due invocano la democrazia da costruire dal basso, quindi la partecipazione popolare, quindi la costruzione di movimenti di massa, come allora si definivano, per potere appunto realizzare questo obiettivo.» Nel contempo, aggiunge Lo Monaco, nel convegno si ricorda la strage del 21 dicembre 1947 avvenuta nel corso di una manifestazione «per ottenere l’applicazione dell’imponibile di manodopera»: «le terre dei grandi proprietari devono assicurare un certo numero di ore di lavoro per la buona coltivazione; e non era facile da negoziare naturalmente. Da chi si fanno difendere i grandi proprietari? Dalla mafia, come hanno fatto nella storia dall’unità d’Italia. La mafia è il braccio armato di una parte della classe dominante». Egli inquadra la strage nel contesto del 1947, «un anno cruciale per la vita della nostra regione e del nostro paese»: «La manifestazione a Canicattì era quella che è stato detto: i manifestanti chiedono a tutti di dare solidarietà abbassando le saracinesche, il bar dove si rifugiavano i mafiosi resiste, alla fine si ottiene; il Circolo di Compagnia dove si rifugiavano i mafiosi sta lì alle spalle dei carabinieri; e, come dimostra Lelio Basso nella sua arringa, non potevano essere stati i manifestanti a sparare dal momento che venivano colpiti alle spalle, ma da qualche altra parte […]. Questo indica che l’ordine era da parte del governo nazionale di intervenire in questo tipo di manifestazioni per l’occupazione delle terre. Il ’47 qui non è stato privo di morti: Accursio Miraglia viene ucciso il 4 gennaio 1947, poco tempo prima era stato ucciso Nicolò Azoti alla vigilia di Natale del ’46; poi il 1° maggio c’è Portella della Ginestra: 11 morti e 56 feriti. In quale contesto politico avviene questo? Il 3 gennaio il Presidente del Consiglio Acide De Gasperi va negli Stati Uniti d’America» e qui gli si «impone» di escludere la sinistra dal governo: è questo il «momento in cui inizia la guerra fredda». Il relatore ha concluso l’articolato intervento invitando i giovani a non tacere ma a partecipare per costruire il proprio futuro e ricordando la convenzione col Comune di Canicattì che ha l’obiettivo di «accrescere la partecipazione dei cittadini di Canicattì, come dei cittadini in generale» e gli «obiettivi di democrazia, di uguaglianza e di libertà.»
Chiamato al tavolo della presidenza, è intervenuto il sig. Vincenzo Insalaco, «uno che ha vissuto quel tragico fatto». Questo il lapidario incipit del suo intervento sul 21 dicembre ’47: «È stato un movimento di lavoratori, di braccianti». «Quattro giorni prima di Natale c’erano migliaia di persone, di braccianti senza lavoro, e morti di fame, che sono scesi da tutti i quartieri con le bandiere, da Sant’Eduardo, da Borgalino, dalla Madonna della Rocca, da tutti i quartieri, e sono convenuti in Piazza IV Novembre. Io, in un libro che ho pubblicato, ho accertato che i nostri poveri fratelli morti sono stati colpiti alle spalle; e ci sono le prove e i documenti e ci sono anche i testimoni. E da chi? Dalle guardie campestri che erano nel primo piano di fronte al cordone, dietro al cordone dove c’erano i carabinieri e i rivoltosi; perché i rivoltosi non erano animati di creare un fattaccio, erano animati ché volevano lavoro, ché c’era la legge di imposizione di tanti giorni di lavoro. Quindi io dico e affermo che quel fattaccio si deve alla reazione di destra e principalmente alla borghesia.»
Massimo Raso ha portato i saluti della Cgil della provincia di Agrigento e ha detto: «Sono davvero contento che oggi noi rimediamo la scopertura della lapide qui oggi - e poi quando verrà collocata utilmente nella piazza in cui tutto questo è avvenuto - che in qualche modo chiude e inizia un nuovo percorso per Canicattì, perché è un riconoscimento pubblico, ufficiale, solenne, istituzionale che quei fatti che sono avvenuti, e sono avvenuti, come ci ricordava Insalaco, non ad opera di qualche facinoroso. Nell’intervento iniziale ho sentito questa parola che non fa giustizia di quello che è accaduto. Quello che è accaduto e come è accaduto lo ha spiegato benissimo Vito Lo Monaco.» Dalle sue conclusioni riportiamo questo suo impegno personale: «Il prossimo anno saranno i 100 anni della Camera del Lavoro di Canicattì e io proporrò che il Primo Maggio si possa tenere qui a Canicattì, riproponendo una tradizione che pure c’era in questa città e che va recuperata, perché questa strage che è stata dimenticata vada conosciuta.»
Giancarlo Monina nella sua relazione evidenzia l’impegno che portò Lelio Basso, in qualità di avvocato, «a diretto contatto con la realtà siciliana». «Alcuni dei processi più significativi - sottolinea - si svolsero in Sicilia: nel maggio 1950 entrò nel Collegio di difesa di parte civile nel processo per l’assassinio di Placido Rizzotto, avvenuto nel marzo 1948 per mano della mafia; nel 1951 difese alla Corte d'Assise di Siracusa quasi l'intero paese di Carlentini messo sotto accusa per le lotte sociali. Nel marzo 1952 fu protagonista nel processo presso la Corte d’assise di Agrigento per la strage di Canicattì, che oggi ricordiamo: l’uccisione di tre manifestanti e di un carabiniere avvenuta nel dicembre 1947 a seguito degli scontri tra scioperanti e forze dell’ordine spalleggiate da “mafiosi” al soldo degli agrari. Il copione aveva portato alla sbarra 40 scioperanti con l’accusa di “strage”. Basso ebbe il compito di difendere il principale imputato, il segretario della sezione comunista Antonino Mannarà, ma la sua arringa del 12 luglio 1952 si propose, come di consueto, l’obiettivo più generale di smontare l’insieme delle tesi accusatorie dimostrando la “parzialità” delle indagini condotte dai carabinieri: incapaci di guardare in modo non pregiudizialmente ostile agli “avvenimenti politico-sociali” e prevalentemente preoccupati di escludere le proprie responsabilità. Tutti gli imputati furono assolti per il reato di strage e solo alcuni condannati per reati minori (le cui pene furono poi ridotte nel ricorso in appello, nel 1953).»
Salvatore Vaiana ha ribadito due ipotesi sostenute nei suoi libri: la prima è che «la strage ci fu», fu architettata dagli agrari e vi rimasero vittime contadini e carabinieri. L’ipotesi di una strage progettata dagli agrari ed eseguita dalla mafia (condivisa anche da Antonio Insalaco, che in un suo recente libro parla di «un piano predeterminato degli agrari») è rafforzata, oltre che da un contesto regionale caratterizzato da un attacco violento degli agrari al movimento contadino per la terra e per il lavoro, da tre elementi particolari: a) la presenza, testimoniata dall’arciprete Vincenzo Restivo, di un arsenale di armi nel Circolo di Compagnia pronto ad essere usato contro i manifestanti; b) l’azione di uomini in armi che spararono da almeno due traverse (via soldato Bonsangue e via Gangitano) verso i carabinieri e i manifestanti; c) gli spari delle «guardie campestri» da un balcone di corso Umberto I. La seconda ipotesi riguarda alcune affinità fra la strage di Canicattì e quelle di Portella della Ginestra e di Partinico; in primis la presenza, nella primavera del 1947, di Lucky Luciano in tutti e tre questi centri. A Canicattì Luciano venne invitato da un suo «amico italo-americano», fu ospite del barone Agostino La Lomia e fu intervistato dall’avv. Giuseppe Alaimo (l’articolo di «corrispondenza», mai pubblicato, è riportato in un saggio di Gaetano Augello sul barone).
Gli interventi sono stati intervallati dalla proiezione di un video sui fatti del 21 dicembre, preparato dalla prof.ssa Daniela Treppiedi del “Galilei”, e da una esibizione musicale dell’alunno Antonio Lauricella del “Galilei”, che ha cantato la canzone “A stragi pi lu pani”, da lui musicata su testo della Treppiedi.
La manifestazione ha avuto il suo momento più emozionante nella scopertura di una lapide in memoria dei caduti del 21 dicembre, questo il testo: 

«CITTÀ DI CANICATTÌ
21 DICEMBRE 1947
“Un triste destino ha accomunato quel giorno
sulla piazza di Canicattì Carabinieri e
lavoratori caduti, ha confuso il sangue
che scorre nelle vene della povera gente
del nostro paese.” (Lelio Basso)
In omaggio ai caduti della strage, 
causata dalla mafia agraria
7 APRILE 2018
L’Amministrazione Comunale pose»

La lapide è stata scoperta significativamente dal sindaco Di Ventura e dal segretario della Cgil Raso e sarà affissa in corso Umberto I, in un punto significativo in cui si verificò quell’evento.
Il Convegno si è concluso con la visione della mostra dedicata al conflitto del 21 dicembre, esposta nella sala d’ingresso del Teatro. La mostra era composta da 13 pannelli sul tema della strage preparati dagli alunni del “Galilei” e da 17 bozzetti dell’artista Eleonora Cavaleri sullo stesso tema.
L’iniziativa di Canicattì è stata la prima tappa di un’ampia celebrazione per commemorare Lelio Basso che si concluderà a fine anno con il convegno di studi internazionale “Lelio Basso: La memoria del passato, le domande del presente”.
La seconda tappa è stata il convegno “Lelio Basso e Pio La Torre, due vite parallele per la democrazia e la legalità costituzionale” tenutosiil 12 aprile nell'ITET “Pio La Torre” di Palermo.
Ad esso ha partecipato, assieme agli studenti e ai docenti di diverse scuole palermitane, una nutrita rappresentanza di docenti e studenti dell’Istituto “Galilei”. 
Vi sono intervenuti Nicoletta Lipani, Dirigente scolastico dell'ITET “Pio La Torre”, Vito Lo Monaco, Alessandro Crociata, membro del "Comitato per l'Attuazione della Costituzione - Lelio Basso", Salvatore Vaiana, e Franco Ippolito, presidente della “Fondazione Basso”.
Quest’ultimo ha così esordito nel suo intervento conclusivo della manifestazione:

«Quest’anno ricorre il 40° anniversario della morte di Lelio Basso e la Fondazione che porta il suo nome sta promuovendo varie iniziative, che culmineranno in un convegno nazionale nel prossimo dicembre. In questo percorso si colloca questa giornata palermitana, co-organizzata con il Centro Studi Pio La Torre, che ringrazio unitamente all’assessorato regionale per i beni culturali. Un particolare caloroso saluto e ringraziamento rivolgo al presidente Vito Lo Monaco, anche per aver ideato il bel titolo che associa Basso e La Torre.
Venerdì scorso un’analoga iniziativa si è svolta a Canicattì per ricordare la strage che il 21 dicembre 1947 determinò uccisione di tre manifestanti e di un carabiniere nel corso di scontri tra scioperanti e carabinieri. Nel 1952, Basso partecipò, dinanzi alla Corte d’assise di Agrigento, al collegio di difesa degli imputati (in gran parte lavoratori che avevano scioperato) accusati di “strage” e difese Antonio Mannarà, segretario della sezione comunista e principale imputato.
Fu uno dei tanti processi in cui Basso mise la sua capacità giuridica e il suo acume politico a servizio della difesa di persone perseguite penalmente per ragioni politiche».

Alla fine dell’incontro gli studenti della band del “Galilei” hanno suonato alcuni brani del loro repertorio.
La manifestazione è stata ripresa dal TG3 e da una tv locale ed è stata interamente trasmessa in diretta streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre e sul suo canale YouTube.

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